sabato 11 luglio 2020

Sessanta grammi


"L'utero di una donna adulta ha la forma di una pera rovesciata, con la parte più allargata in alto e quella più ristretta verso il basso, dove prende rapporto con la vagina (...) Il peso è di 60-70 g." (Google)

Se salgo sulla bilancia risulto 50 chili, più o meno, posso arrivare a 51, 52 dopo un viaggio, o se ho un dispiacere che mi grava addosso, o se dimentico di togliermi i vestiti. In acqua sono più leggera, quando mi immergo c'è luce e silenzio, come subito prima che tutto cominci. Amo nuotare, mi fa sentire libera e sospesa nel vuoto, una goccia piena di possibilità. Anche quando faccio sesso mi sento così, ma poi, o prima, o durante, c'è qualcosa che pesa, un animale in agguato nascosto nel fogliame che aspetta il momento propizio, quando sono più indifesa. Mi domando se è così per tutte, se ogni donna porta dentro di sé una belva dormiente sconosciuta, che sembra sapere tutto.
Le madri dicono sempre che alcune cose le capisci solo se lo sei, madre, forse ha a che vedere con quei sessanta grammi. Il peso, sembra quasi che arrivi come un dono, una necessità intrinseca all'essere femminile, anche se ti piace nuotare leggera, prendere gli aeroplani così si vedono le cose dall'alto, espirare l'aria forte per sentire il petto libero. Il peso, lo vedo negli occhi di mia madre ogni volta che si prende cura, perché non può farne a meno, è il suo tesoro. Mia madre, se salisse sulla bilancia, risulterebbe la somma delle persone che cura.
Di notte, se guardo il mio corpo nudo, vedo strade che si intrecciano tra sé, poi però nel letto scalcio perché sento che non basta, che devo essere percorsa. Però non voglio solo accogliere, ma anche essere accolta.
Siamo tonde, curve, persino se abbiamo gomiti aguzzi e denti appuntiti, se siamo cagne magre e nervose. Siamo golfi, culle, e c'è una nave che ci naviga dentro a nostra insaputa, ha l'animale in gabbia nella stiva, lo sentiamo smaniare e dobbiamo affrontarlo, anche solo per dirgli: restatene lì.
A volte vorrei strapparmi il peso di dosso, in fin dei conti non l'ho scelto, anche se forse lo avverto tanto perché sono io a riconoscerlo, misurarlo. Sarebbe tutto più semplice se non ci fosse e potessi decidere io se portarli o meno, quei sessanta grammi, ma il fatto è che li porto già.
Le mie orme sono più profonde delle tue, amore mio, anche se sei una montagna d'uomo che posso scalare e calzi il 45 di scarpe, il mio piede affonda di più nel terreno. Quando mi sollevi e ridi perché sono un ramoscello, o quando mi specchio sola, vorrei sapere quanto pesano i miei sessanta grammi, quanto peso io.