Fumiamo sigarette fatte
con l'origano arrotolato in strisce di fogli di quaderno. Brucia la gola e fa
schifo, ma noi ci preoccupiamo solo che non si senta l'odore nella camera e
accendiamo l'incenso preso alle bancarelle per sviare i sospetti dei tuoi.
Quando finalmente mi
innamoro te lo racconto, ci sediamo sulle panche di pietra ai parchetti e tu mi
regali un biglietto con un ideogramma cinese che significa "insieme".
Il mio ragazzo ha gli occhi castani, d'inverno mi porta sulla canna della bicicletta
tenendo le mani coi guanti sopra alle mie senza e mi colora il cuore a poco a
poco, come nei disegni dei nostri diari.
Quando poi finisce
piango tanto e non capisco, dividiamo le sigarette e non importa su quale parte
della panca di pietra mi siedo, so che tu sei dalla stessa parte. Ci ghiacciamo
le chiappe a stare lì a fumare nella nebbia umida ma quando torno a casa mi
sento come se avessi bevuto un tè caldo anche se il fiato è corto.
Andiamo al cinema con
la segreta speranza condivisa di essere catapultate in un altro mondo e
risvegliarci solo quando le luci in sala si accendono e ci guardiamo in faccia
per riconoscerci. Se il film ci è piaciuto non diciamo niente e ridiamo,
aspettando che le impressioni fermentino in un bicchiere di vino. Quando il
film è proprio bello non ce lo dimentichiamo più e i nostri nomi diventano
quelli dei protagonisti finché non ci inventiamo un sogno nuovo.
Poi tuo padre muore e
io non trovo le parole per esserti vicina, di tutti i nostri linguaggi non
riesco a trovarne uno adatto per questo. Taccio ma ci sono, sperando solo che
la mia presenza possa scaldarti come una stufa silenziosa, come il tè caldo che
sei tu per me quando mi fa male il cuore.
Adesso abbiamo più di
trent'anni e le pagine dei nostri diari sono fitte di scritte, avvenimenti,
nomi, luoghi, date. Eppure continuiamo a scrivere la nostra storia al presente.