Il rumore delle suole
quando pestano un sentiero di montagna è diverso, più ruvido, sa di muschio, di
pelo ispido. Con gli scarponi do schiaffi all'erba, calcio getti di rugiada che
disegnano piccoli archi sul prato. Vorrei aver preso un bastone nel bosco, ce
n'era uno bellissimo che sembrava fatto apposta per incastrarlo tra sasso e
sasso, come faceva mia mamma nelle foto da giovane. Anche gli scarponi sono
simili ai suoi, solo più tecnici perché sono passati trent'anni e allora era
più difficile per le donne trovare buoni scarponi per battere il sentiero
scelto, adesso rimane difficile solo scegliere il sentiero.
Abbiamo guardato le
foto di famiglia, oggi, quelle nel raccoglitore più vecchio di tutti, con la
copertina lucida anni '90. Mia mamma sorrideva incinta, con una salopette di
jeans e il maglione rosso a collo alto che quando ero piccola pensavo le
trasformasse la faccia perché quando emergeva aveva più lentiggini di prima e le
restavano tutti i capelli elettrici. Per tutta la prima elementare non ho
voluto indossare maglioni a collo alto per paura che mi facessero venire le
lentiggini.
In un'altra foto ci
siamo noi quattro in montagna, mio fratello nel marsupio dorsale con mio padre
che lo porta e intanto sale come un capriolo con la barba, mia mamma dietro con
le belle gambe lunghe e io per mano, una bandana tirolese con dentro una bambina,
una frangetta che cammina.
La montagna della foto è
questa qui dove mi trovo ora o almeno mi sembra, rocce prati e boschi sembrano
sempre gli stessi e forse per questo li amo tanto, sono vecchi e veri come la
terra, come la pancia e le mani. Ci cammino e mi sento me.
Poi entro nel bosco, di
nuovo. Le ombre degli alberi mi disegnano addosso strisce tigrate, sento
l'olfatto che si affina, come un animale. Tutti i rumori degli animali e delle
piante creano una specie di silenzio, come quando prima di uno spettacolo il
brusio riempie l'attesa. Quando ero bambina avevo paura di tutto ma del bosco
no, forse perché non ero mai sola quando ci andavo, e anche quando stavo da
sola non ero mai sola.
A un certo punto pesto
qualcosa che scricchiola, una consistenza strana, sconosciuta. Alzo lo scarpone
e quel qualcosa luccica, come un pesce sparato fuori dall'acqua. Se avessi il
bastone potrei infilzarla per alzarla e vederla meglio, invece mi chino a
osservare: è una pelle di serpente, seccata.
E allora penso, forse
che siamo tutti carni nuove uscite da pelli vecchie e aspettiamo solo di
pestare un guscio per renderci conto che è il nostro, che camminiamo sopra le
nostre orme, da sempre? Che mentre aspettiamo di crescere, stiamo già facendo
la muta?