C'è
una crepa in ogni cosa, ma è da lì che entra la luce.
Leonard
Cohen
Mi verso del vino rosso
che ha fatto in casa il nonno Toni, sa di beccacce in volo sopra l'argine,
cieli nebbiosi e cuore caldo. Fuori fa freddo ma ancora non troppo, mi piace
andare in terrazzo a fumare e guardare le stelle mentre bevo, si mescola tutto
come un acquerello. Dal balcone vedo la strada, c'è un signore che ogni notte a
mezzanotte passeggia con in mano un secchio, si ferma un attimo all'angolo
della mia via e poi va avanti, e ogni volta rimango sospesa per paura che non
riparta più, come un vecchio motore. Ma poi prosegue sempre, come il cielo che
cambia colore, come la mattina che arriva anche se hai dormito poche ore o per
niente. Lo vedo ripartire e posso espirare l'ultimo fumo, spegnere il mozzicone
nel bicchiere freddo.
Il cielo è grande,
forse per questo i pensieri si fanno spazio più facilmente quando non ho niente
sopra alla testa. Penso a te, che vivendo qui con me sei diventata come un
ossicino del mio corpo, uno nuovo, che prima non c'era e adesso fa parte del
mio scheletro. Ora che te ne vai non sento il dolore di un osso rotto, ma il
naturale fluire del sangue e forse davvero funziona così, che le cose vere sono
semplici, fluiscono come il sangue, e come lui nel profondo restano.
Passo quasi tutto il
tempo a pensare di essere rotta e a cercarmi a brandelli sotto a un cielo
grande. Finché non mi riconosco nei piccoli passi, in un inciampo, un ossicino.
Nel sangue che dentro sempre scorre.