Conosco
un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento Per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento...
Lucio Dalla
É rinchiuso in una
scatola da quasi dieci anni. Se ne sta lì fermo immobile a dividere lo spazio
con lettere, foto, ricordi vari. Sul coperchio sono disegnati dei girasoli, che
prendono la polvere anziché il sole. Ogni tanto, quando vado a casa dei miei,
sollevo il coperchio e ci frugo dentro, e la scatolina rossa mi salta subito in
mano, come mossa da volontà propria. La apro, lo estraggo, me lo rigiro un po'
in mano, lo indosso. Non all'anulare, all'orafo avevi dato la misura del mio
dito medio, per restare leggeri come si può essere a vent'anni, quando ami
senza peso, come un cielo tutto azzurro.
Non l'ho mai indossato
quando stavamo assieme. É d'oro, stonava con i miei vestiti da alternativa e
con la mia pelle fresca, appena appena sbucciata dalla vita. Ha passato
praticamente tutta la sua esistenza in quella scatolina rossa, rinchiuso come
un segreto, una perla dentro una conchiglia in fondo all'oceano. Se lo si osserva
attentamente, si può vedere l'imperfezione del suo cerchio che riprende la
circonferenza del mio dito, leggermente bombata sulla destra. Certo, se lo
potrebbe mettere anche un'altra, ma calza alla perfezione solo a me, al mio
dito irregolare, imperfetto.
Le scatole chiuse sono
pericolose, e se dentro c'è un tesoro, ancora di più. Pericolose come una promessa da
mantenere, quella di una forma che è proprio la mia, che mi calza alla
perfezione. Perché in fin dei conti si tratta di un metallo che brilla al buio
perché non ha mai visto il sole, è morto come la promessa della perfezione e io
invece voglio la vita, vita, vita.