sabato 22 giugno 2024

Animagus

Ci incontriamo a una festa in baita, due faine dagli occhi affamati. Io sono verde, mi hanno dipinto la faccia coi colori ad acqua e sembro il rovescio di un medaglione. Tu nero e aguzzo, una striscia ti traccia gli occhi come un avvertimento, ma quando mai ho fatto caso ai segni se non per confermare quello che già avevo deciso. « Dammi un bacio » mi dici, e io te lo do, e tu « Mi hai dato un bacio! », sembri un Peter Pan di trent’anni, quasi. Suoni anche il flauto, ecco un altro segno per chi vuole vederlo. Poi mi leggi quel brano che dice: mi piace la tua faccia quando emerge dai maglioni, e io penso che frase bellissima, non saprò mai scrivere così, e anch’io ho trent’anni, quasi, e cosa sto facendo?
Bevo, beviamo, infatti non mi ricordo quando è che ci siamo baciati di nuovo, per davvero. Forse in un vicolo, stiamo camminando vicini tutti elettrici e di colpo mi chiudi contro il muro di una via dal nome magico e poi ogni volta che ci passo sorrido e penso, quella faina aguzza.
Dieci anni dopo però mi scrivi che hai ritrovato le nostre mail, che amarezza dici, non sono cambiato per niente, ora me ne sto seduto in silenzio per mezz’ora. In me invece qualcosa è cambiato, ho girato il medaglione e ora vivo dalla parte della luce, delle ore della giornata. Però la sera quando mi spiano la fronte cercando di ricreare un mare calmo mi dico, è passato un altro giorno, cosa ho fatto, dove sono, ho quasi quarant’anni adesso davvero? Mentre scrivo il tempo sta già correndo verso quel momento della sera, e anzi scrivo proprio per potermi dire che oggi ho fatto qualcosa per fissare le lancette, non dimenticare.
Ma io stavo raccontando la storia delle due faine fameliche, e insomma il punto è che io e te non ci amiamo per davvero mai, però posso parlare ancora adesso degli occhi color tronco, del suono che fai quando mi volto verso di te a cena in baita e mi vedi per la prima volta tutta verde e con gli occhi di bosco come i tuoi, del mio letto troppo piccolo e delle tue sbruffonate, di come mi sento al caldo quando, anche solo per poco, tocco qualcuno e so che lo ricorderò. Mi hai lanciato una corda, l’ho tenuta brevemente, ma la mia mano ha ricalcato i suoi solchi e li posso ridire.
Nasciamo faine e diventiamo scimmie, sempre tutti tesi disperati e ardenti ad afferrare una liana, una corda, qualcuno.