Ci incontriamo a una festa in
baita, due faine dagli occhi affamati. Io sono verde, mi hanno
dipinto la faccia coi colori ad acqua e sembro il rovescio di un
medaglione. Tu nero e aguzzo, una striscia ti traccia gli occhi come
un avvertimento, ma quando mai ho fatto caso ai segni se non per
confermare quello che già avevo deciso. «
Dammi un bacio » mi dici,
e io te lo do, e tu « Mi hai
dato un bacio! », sembri
un Peter Pan di trent’anni, quasi. Suoni anche il flauto, ecco un
altro segno per chi vuole
vederlo. Poi mi leggi quel
brano che dice: mi piace la tua faccia quando emerge dai maglioni, e
io penso che frase
bellissima, non saprò mai
scrivere così, e anch’io ho trent’anni, quasi, e cosa
sto facendo?
Bevo,
beviamo, infatti non mi ricordo quando è che ci siamo baciati di
nuovo, per davvero. Forse
in un vicolo, stiamo
camminando vicini tutti elettrici e di colpo mi
chiudi contro il muro di
una via dal nome magico e poi ogni volta che ci passo sorrido e
penso, quella faina aguzza.
Dieci
anni dopo però mi scrivi che hai ritrovato le nostre mail, che
amarezza dici,
non sono cambiato per niente, ora me ne sto seduto in silenzio per
mezz’ora. In me invece qualcosa è cambiato, ho girato il
medaglione e ora vivo dalla parte della luce, delle ore della
giornata. Però la
sera quando mi spiano la fronte cercando
di ricreare un mare calmo mi dico, è passato un altro giorno, cosa
ho fatto, dove sono, ho
quasi quarant’anni adesso davvero?
Mentre scrivo il tempo sta già correndo verso quel momento della
sera, e anzi scrivo proprio per potermi dire che oggi ho fatto
qualcosa per fissare le lancette, non dimenticare.
Ma
io stavo raccontando la storia delle due faine fameliche, e insomma
il punto è che io e te
non ci amiamo per davvero
mai, però posso
parlare ancora adesso
degli
occhi color tronco, del
suono che fai quando mi volto verso
di te a cena in baita e mi
vedi per la prima volta
tutta verde e con gli occhi di bosco come i tuoi, del
mio letto troppo piccolo e delle
tue sbruffonate, di come mi sento al caldo quando, anche solo per
poco, tocco qualcuno e
so che lo ricorderò. Mi hai lanciato una corda, l’ho tenuta
brevemente,
ma la mia mano ha ricalcato i suoi solchi e li posso ridire.
Nasciamo
faine e diventiamo scimmie, sempre tutti tesi
disperati e ardenti ad
afferrare una liana, una corda, qualcuno.