"L'utero di una donna adulta ha la forma di
una pera rovesciata, con la parte più allargata in alto e quella più ristretta
verso il basso, dove prende rapporto con la vagina (...) Il peso è
di 60-70 g." (Google)
Se salgo sulla bilancia risulto 50 chili, più o meno, posso
arrivare a 51, 52 dopo un viaggio, o se ho un dispiacere che mi grava addosso,
o se dimentico di togliermi i vestiti. In acqua sono più leggera, quando mi
immergo c'è luce e silenzio, come subito prima che tutto cominci. Amo nuotare,
mi fa sentire libera e sospesa nel vuoto, una goccia piena di possibilità.
Anche quando faccio sesso mi sento così, ma poi, o prima, o durante, c'è qualcosa
che pesa, un animale in agguato nascosto nel fogliame che aspetta il momento
propizio, quando sono più indifesa. Mi domando se è così per tutte, se ogni
donna porta dentro di sé una belva dormiente sconosciuta, che sembra sapere
tutto.
Le madri dicono sempre che alcune cose le capisci solo se lo
sei, madre, forse ha a che vedere con quei sessanta grammi. Il peso, sembra
quasi che arrivi come un dono, una necessità intrinseca all'essere femminile,
anche se ti piace nuotare leggera, prendere gli aeroplani così si vedono le
cose dall'alto, espirare l'aria forte per sentire il petto libero. Il peso, lo
vedo negli occhi di mia madre ogni volta che si prende cura, perché non può
farne a meno, è il suo tesoro. Mia madre, se salisse sulla bilancia,
risulterebbe la somma delle persone che cura.
Di notte, se guardo il mio corpo nudo, vedo strade che si
intrecciano tra sé, poi però nel letto scalcio perché sento che non basta, che
devo essere percorsa. Però non voglio solo accogliere, ma anche essere accolta.
Siamo tonde, curve, persino se abbiamo gomiti aguzzi e denti
appuntiti, se siamo cagne magre e nervose. Siamo golfi, culle, e c'è una nave
che ci naviga dentro a nostra insaputa, ha l'animale in gabbia nella stiva, lo
sentiamo smaniare e dobbiamo affrontarlo, anche solo per dirgli: restatene lì.
A volte vorrei strapparmi il peso di dosso, in fin dei conti
non l'ho scelto, anche se forse lo avverto tanto perché sono io a riconoscerlo,
misurarlo. Sarebbe tutto più semplice se non ci fosse e potessi decidere io se
portarli o meno, quei sessanta grammi, ma il fatto è che li porto già.
Le mie orme sono più profonde delle tue, amore mio, anche se sei
una montagna d'uomo che posso scalare e calzi il 45 di scarpe, il mio piede
affonda di più nel terreno. Quando mi sollevi e ridi perché sono un ramoscello,
o quando mi specchio sola, vorrei sapere quanto pesano i miei sessanta grammi,
quanto peso io.
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