Mi piace tanto il tuo
letto, è grande ma non troppo e posso starci dentro a cavalluccio marino, con
tu che ti adatti alla forma che prendono le mie gambe, oppure spalmarmi contro
il muro come un geco se sento che i
rumori nella mia testa sono troppo forti e vanno scaricati contro una
superficie rigida - come quando prendi la scossa e si scarica sul pavimento.
Ho lasciato i miei
calzini sul tavolo, tre paia per sicurezza, perché il mio cassetto trabocca di
calzini tutti diversi, mi piacciono tutti e mi piace il diverso rumore che
fanno i loro colori a contatto coi miei piedi.
Stamattina metto quelli
gialli, li ho presi all'H&M di Digione molti anni fa e sanno di senape e
vino fruttato. Quelli neri -immancabili- e quelli rossi -retaggi di
giovinezze rivoluzionarie- li rimetto nella borsa, magari torneranno utili più tardi.
A cosa ti servono tutti
'sti calzini, osservi tu dal letto. Mi piacciono, mi ricordano i miei viaggi,
rispondo io contenta. Mi piace provare tante cose diverse, continuo senza che
tu me lo chieda.
Con quanti uomini sei
stata, dici tu a bruciapelo. Non me l'avevi mai chiesto, quasi nessun uomo lo
fa, è più una domanda da donne. Me ne rendo conto e mi arrabbio.
Un po', rispondo, come
te, immagino. Ma non mi interessa sapere quante donne sono, aggiungo senza
riuscire a nascondere l'irritazione.
Perché ti arrabbi, dici
tu divertito, e io mi arrabbio ancora di più, ma non con te, che tra un attimo
ti alzerai per preparare i pancakes più cattivi che io abbia mai assaggiato ma
li mangerò comunque perché li hai fatti tu senza che io lo chiedessi.
Mi arrabbio con le
donne, che devono sempre mettere tutto in una griglia di valutazione e
finiscono per essere per forza giudicanti, anche con se stesse. Forse non è
nemmeno colpa loro, anzi nostra, visto che il mondo è maschio dalla nascita. Però
non vorrei mai che la voce che mi chiama troia (e a te figo, ovviamente) fosse
femminile.
Vado marciando verso la
cucina dove tu stai già rovinando il fondo della padella bruciandoci l'olio
dentro.
A me non piacciono i
calzini tutti uguali, dico petulante.
Tu sorridi e mi guardi
i piedi. Ho messo i calzini rosso rivoluzione sopra ai giallo senape.
Ho freddo, spiego. Tu
sorridi ancora e dici: lo so, poi mi dai un bacio sul naso.
Dalla raccolta immaginaria Altri racconti.
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