Lo
so, sono un mare in tempesta
Ma, per favore, resta.
Murales
nel porto di Bari
Partire è un po'
morire, non so chi lo dicesse, ma lo capisco, anche se forse per me partire è un po' vivere alla seconda, non come potenza, ma come possibilità. Il
mare dà questa sensazione di possibilità infinite, come il treno che si allunga
dolce e stiracchia i pensieri, come il vuoto sopra la testa negli aeroporti
(l'ho già detto, c'è troppo, troppo spazio per pensare negli aeroporti).
Le corde secche e salse
che si usano per gli attracchi delle navi sono piene di nodi, uno per ogni porto,
e per ogni porto un bacio. E per ogni porta di casa in cui hai passato la
notte, un bacio. I baci sulla porta forse sono i più belli, perché si aprono e chiudono
come un occhio che spia, ammicca e si addormenta.
E allora mi domando, la
vita è una corda piena di nodi, una collana infilata di baci, una sequenza di
viste da finestrini e oblò? Così ci sarà sempre un altro porto, un altro bacio,
un'altra finestra.
Oppure, restare. Saper
scegliere di restare, magari solo per un poco, magari solo una volta.
Saper dare il tempo al
vento del porto di seccartisi addosso, per poter avere, domani, nostalgia.
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