- Ad
ogni modo, mi piace ora, - dissi. - Proprio adesso, voglio dire. Stare qui
seduto con te a fare quattro chiacchiere, e a scherzare…
-
Questa
non è una VERA cosa!
-
È
una VERA cosa eccome! Certo che lo è. Perché diavolo non lo è? La gente non
crede mai che una cosa sia una VERA cosa. Ne ho arcipiene le maledette tasche.
J.
D. Salinger
Il divano di casa dei
miei mi ricorda il Millenium Falcon, io e mio fratello lo usavamo come
navicella mentre guardavamo Guerre Stellari e ci immedesimavamo nei protagonisti.
Io adoravo la scena in cui Han Solo bacia la principessa Leia e prima le dice:
- Stai tremando - e lei risponde di no ma si vede che invece è sì, e insomma fin
da allora ho sempre desiderato essere una donna forte, o almeno forte fuori e
dolce dentro, una tosta. Quando sei piccolo pensi che da grande le cose
succederanno e basta, diventerai qualcuno, e anche se la grotta in cui pensi di
essere è in verità la bocca di un mega verme spaziale, te ne accorgi in tempo e
scappi. Insomma, quando sei piccolo pensi che saprai, capirai, diventerai chi
sei.
Poi più cresci più hai
a che fare con sagome, e per sagome non intendo gli spiritosoni, bensì delle
figure contenitive, delineanti, ideali. Ti si specchiano negli occhi a casa, a
scuola, in patronato, al parco, ai concerti, all'università, in TV. Finché sei
giovane va anche bene, non avere una forma, dire: tanto un giorno capirò,
saprò.
Ma chi lo dice che
finisce così, che a un certo punto ti capisci e rientri in un modello. Certo, i
modelli servono, se non per avere un riferimento, almeno per distruggerli. Io
adoravo le donne forti in cui mi imbattevo da ragazzina e la loro emulazione mi
ha sicuramente fatto crescere, dato identità.
Il punto è che non c'è
un magico momento in cui sei grande e sai. Continui a crescere, però, le
stagioni cambiano e così gli abiti delle persone, e tu senti che forse dovresti
essere qualcosa di diverso, o meglio, dovresti essere QUALCOSA. Hai cambiato
pelle tante volte - ed "è dura lasciar andare la vecchia pelle..."*
- eppure il vestito nuovo, da adulta, non c'è, non ti sta.
E allora scappi dalla
grotta che crolla o dalla bocca che ti si chiude addosso, corri fuori, in un
eterno altrove. Oppure ti fermi e ti ascolti maturare, senti sottopelle
scorrere te stessa che resta e allo stesso tempo cambia. Guardi le mogli e le
mamme e pensi: dio mio.
Perché c'è un'altra
cosa, e la dice molto meglio Virginia Woolf ma ora ci provo anche io, e cioè:
essere una donna vuol dire nascere e avere già un vestito addosso all'anima
nuova di zecca. Cucirtelo tu, il tuo vestito, comporta togliere o adattare
quello che ti sei ritrovata addosso. E se è dura lasciar andare la vecchia
pelle, figuriamoci spogliarti e cucirti la tua.
* R. Kypling, Il libro della giungla
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