La porta di casa si
sfonda, tutti i vetri del terrazzo vanno in pezzi ed entra il vento, è bianco
come le pupille di mia madre, quando la chiamo per dirle cos'è successo mi
risponde con voce di sonno e dice che non sa, di chiedere a qualcun altro e si
addormenta tra le parole, allora chiamo mio padre che con dolcezza mi dice ci sono
io piccola mia, non mi ha mai parlato così e allora forse questo è un
sogno ed ecco perché è tutto così bianco, mio padre arriva con mio fratello e mi portano
dei vetri di plastica da montare, è facile dicono e poi se ne vanno e io resto
con la plastica fredda in mano e vorrei coprire il buco ma non so come si fa, così rimango impotente stringendo quella cosa inanimata e insieme a me c'è solo il bianco
che soffia da fuori, allora inizio a girare per le stanze a cercarti, entro in una
ed è piena di gente con le scarpe da ginnastica e i jeans delle superiori ammucchiata l'una sull'altra, guardo quello in cima al mucchio che ti somiglia ma non sei tu, lui si alza e viene
da me, mi prende il viso con due mani come fai tu e vuole baciarmi ma io mi
ritraggo e subito dopo il vento mi porta in un'altra stanza dove su una sedia c'è un abito bianco, lo odio il bianco perché è il colore del tutto e io invece mi sento sempre in
pezzi e non riesco nemmeno a spazzare via i cocci di vetro dal
pavimento, all'improvviso mi chiama la mia amica e la sua voce dolce e
preoccupata è una musica che viene da lontano, ma io voglio parlare con te e allora metto giù e ti
chiamo e il telefono squilla e squilla e so che non saprò mai se risponderai mentre io rimango ferma, paralizzata
dall'assenza e dal bianco che continua a soffiare da fuori a dentro di me.
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