venerdì 27 dicembre 2013

casa

Cammino lungo la strada di casa, la solita, cara, vecchia strada. Grigia d’asfalto, di marciapiede urbano, davvero qualunque. Anche i miei piedi vestono scarpe care e vecchie, come un archeologo eccentrico non mi piace buttare via niente, specie le scarpe. Queste che ho addosso, incrostate di fango, mi ricordano le domeniche mattina nebbiose passate a spolmonarmi dietro a un pallone, vociante e sudato e ignorante e felice. Non mi piace buttare niente, nemmeno le pagelle scadenti o le foto di classe con io che faccio le corna a uno di cui non ricordo nemmeno più il cognome e sorrido con la mia bocca da latte di seconda elementare. Sorrido anche adesso, a mezza bocca, con la mia bocca di universitario mezza tacca dalla voce roca di sigarette girate, e infilo la mano ruvida in tasca, ché fa freddo, gennaio è freddo, sono i giorni della merla dicono, e io sono nato proprio in questi giorni. Ma non si può decidere quando nascere, forse è la sola cosa che non possiamo proprio decidere noi. Ché volere è potere, e puoi essere tutto quello che vuoi, e sei libero, libero, libero, e pensa se fossi nato in Africa o in Afghanistan. Faccio spallucce senza nemmeno accorgermene; nella tasca individuo al tatto un filtrino e una monetina di quelle rosse, forse 1 o 2 cent. Paccottiglia, sorrido tra di me, e del resto? Paccottiglia. Mi sono dimenticato di dirvi che per arrivare a casa mia si costeggia un fiume, poca roba eh, un rigagnolo grigiastro che però d’estate si gonfia come il petto di una cincia squillante e io mi sento bene, mi sembra di respirare meglio, forse anche perché d’estate posso mettermi le scarpe di tela e andare dappertutto di corsa e saltare le pozze di fango come se fosse Antani. L’asfalto si mischia al terreno dell’argine, da un lato la pista ciclabile grigia, dall’altro la terra dura come la pelle tesa di un tamburo, con qualche ciuffetto d’erba polveroso che tiene duro e dice all’inverno, è tutto qui quello che sai fare? È bello tornare a casa anche perché c’è il fiume, il caro vecchio fiume, e la strada grigia, e i condomini anni Novanta, tutto si affaccia sul fiume e ci casca dentro e ne esce pulito di fresco. O forse sono io che ci casco dentro e sono pulito di fresco, non so; so che ogni volta che torno a casa mi prende una cosa, una cosa qui, che non so bene come dire… Come le monetine rosse e il filtrino e le mie scarpe e il pallone e pagelle e sorrisi, non vorrei essere in nessun altro posto che qui. Nella mia tasca.

Dalla raccolta immaginaria di racconti Luoghi


Lungargine Bassanello, Padova
giugno 2013