domenica 26 marzo 2017

L'anello

Conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento                           Per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento...
Lucio Dalla

É rinchiuso in una scatola da quasi dieci anni. Se ne sta lì fermo immobile a dividere lo spazio con lettere, foto, ricordi vari. Sul coperchio sono disegnati dei girasoli, che prendono la polvere anziché il sole. Ogni tanto, quando vado a casa dei miei, sollevo il coperchio e ci frugo dentro, e la scatolina rossa mi salta subito in mano, come mossa da volontà propria. La apro, lo estraggo, me lo rigiro un po' in mano, lo indosso. Non all'anulare, all'orafo avevi dato la misura del mio dito medio, per restare leggeri come si può essere a vent'anni, quando ami senza peso, come un cielo tutto azzurro.
Non l'ho mai indossato quando stavamo assieme. É d'oro, stonava con i miei vestiti da alternativa e con la mia pelle fresca, appena appena sbucciata dalla vita. Ha passato praticamente tutta la sua esistenza in quella scatolina rossa, rinchiuso come un segreto, una perla dentro una conchiglia in fondo all'oceano. Se lo si osserva attentamente, si può vedere l'imperfezione del suo cerchio che riprende la circonferenza del mio dito, leggermente bombata sulla destra. Certo, se lo potrebbe mettere anche un'altra, ma calza alla perfezione solo a me, al mio dito irregolare, imperfetto.
Le scatole chiuse sono pericolose, e se dentro c'è un tesoro, ancora di più. Pericolose come una promessa da mantenere, quella di una forma che è proprio la mia, che mi calza alla perfezione. Perché in fin dei conti si tratta di un metallo che brilla al buio perché non ha mai visto il sole, è morto come la promessa della perfezione e io invece voglio la vita, vita, vita.