sabato 17 dicembre 2016

Diario notturno #1

C'è una crepa in ogni cosa, ma è da lì che entra la luce.
Leonard Cohen

Mi verso del vino rosso che ha fatto in casa il nonno Toni, sa di beccacce in volo sopra l'argine, cieli nebbiosi e cuore caldo. Fuori fa freddo ma ancora non troppo, mi piace andare in terrazzo a fumare e guardare le stelle mentre bevo, si mescola tutto come un acquerello. Dal balcone vedo la strada, c'è un signore che ogni notte a mezzanotte passeggia con in mano un secchio, si ferma un attimo all'angolo della mia via e poi va avanti, e ogni volta rimango sospesa per paura che non riparta più, come un vecchio motore. Ma poi prosegue sempre, come il cielo che cambia colore, come la mattina che arriva anche se hai dormito poche ore o per niente. Lo vedo ripartire e posso espirare l'ultimo fumo, spegnere il mozzicone nel bicchiere freddo.
Il cielo è grande, forse per questo i pensieri si fanno spazio più facilmente quando non ho niente sopra alla testa. Penso a te, che vivendo qui con me sei diventata come un ossicino del mio corpo, uno nuovo, che prima non c'era e adesso fa parte del mio scheletro. Ora che te ne vai non sento il dolore di un osso rotto, ma il naturale fluire del sangue e forse davvero funziona così, che le cose vere sono semplici, fluiscono come il sangue, e come lui nel profondo restano.

Passo quasi tutto il tempo a pensare di essere rotta e a cercarmi a brandelli sotto a un cielo grande. Finché non mi riconosco nei piccoli passi, in un inciampo, un ossicino. Nel sangue che dentro sempre scorre.