Ho visto la tua mano
strapparmi il cuore
Mi
sono accorto che era marrone
E
non quel rosso come lo disegnavi tu
Clavdio
Mio
padre ha il cuore malato. Ovvero, funziona, ma ogni tanto
arbitrariamente si ferma e magari poi riparte, dipende
dall'elettricità. Il cuore di mio padre è una stufa elettrica, fa
ottimamente il suo lavoro se c'è corrente ed è capace di scaldare
una stanza intera, però se c'è un black out bisogna solo sperare
che finisca presto, entro 60 secondi altrimenti il cervello è
andato. Sono stati 40 i secondi di blocco quel giorno di agosto
rovente mentre il medico in vacanza gli massaggiava il petto, lui
disteso a terra come un telo cerato a coprire la barca ammiraglia che
è sempre stato. Io flottiglia intanto parlavo col titolare del
ristorante, dicendo con lucidità di addebitarmi il pranzo del dottore
vicino di tavolo che stava salvando la vita a mio padre. La capacità
di mantenere la calma in situazioni di emergenza l'ho presa da lui,
come anche il cuore a scoppio.
Il
punto è che non esistono fattori scatenanti per il blocco cardiaco,
se non minimi. I nostri cuori sono ussari in licenza che mentre
corrono in un prato assolato per caso pestano una mina e pem!, e
magari poi si rialzano, magari no. Questo meccanismo è un po’ il
contrario di quello che governa l’ansia: invece di avere la paura
irrazionale che qualcosa di terribile possa capitare, io so
che può capitare e niente di più, né se, quando, dove. Che io ci
creda o no, mi è molto più congeniale questo secondo scenario.
Il
mio cuore insomma ha passato più di trent’anni a sobbalzare come
Tokins, la nervosissima sveglia antropizzata di La bella e la
bestia, per
nessun motivo ovvero per tutti, come insegna quella pessima maestra
che è l’ansia, fino a scoprirsi veramente difettoso e,
dimenticavo, incurabile. Posso vivere solo così, sapendo che posso
morire, ma non vale per
tutti? Non siamo tutti sveglie pazze a carica limitata che se ne
vanno nel mondo a cercare fervide
e tremanti un tocco?
Forse
è la volta buona che ci faccio finalmente pace, con il mio cuore.