sabato 8 febbraio 2014

Barcelona El Prat


E se l’amore che avevo non sa più il mio nome
E se l’amore che avevo non sa più il mio nome… 

F. Mannoia


Il bus navetta viaggia nella notte verso l’aereoporto. A bordo, tre donne. Io, la mujer dalle lunghe dita ruvide e di fronte a lei la tedesca sessantenne dalla faccia di luna che mi sorride, sorride. Tre generazioni. Tre lingue, tre corpi, tre donne sole.
Margarita -la mujer dalle lunghe dita- è seccata con il cellulare o con chi sta all’altro capo del filo, in Italia. «Esto no me gusta» dice, e la tedesca che parla spagnolo annuisce, senza mai smettere di sorridere. A Margarita non piacciono gli uomini che si fanno ospitare e scarrozzare per tutta Malaga e poi partono e non rispondono più al cellulare, a Bonn o a Roma o dove sia. Ha il viso bello e fiero e le dita ruvide e forti e qualcosa in fondo agli occhi che ti pare di caderci dentro. La signora tedesca, che sembra una nonna felice e profumata di biscotti, sorride tanto che sembra un gatto dagli occhi a fessura. Quando scendiamo dal bus navetta dentro la notte fredda piena di aerei mi strizza l’occhio. È bene in carne e caracolla dietro al suo valigione a buon mercato, rossa come una mela, corti capelli bianchi, collane di perline addosso. Margarita prende un carrello a testa per le valige.
Io continuo a pensare a quali storie le -ci- hanno portate qui. Margarita è inarrestabile e autorevole, sa esattamente dove andare, io come al solito nemmeno ricordo l’ora del decollo e non so dove sono i gate e dove sono io.
Margarita mi aspetta mentre cerco nei tabelloni il mio volo. Mi guarda e mi sorride. «Io» dice «sono nata per aiutare gli altri.» La guardo negli occhi e lo so, che è vero.
«Sai» mi dice, mentre la mia nonna tedesca spagnola si lascia cadere sulle panchine dell’aeroporto e tira fuori frutta, pane, e un pezzo di torta dolcissima tipica andalusa «Io sono morta due volte». Sorride di un sorriso serio mentre lo dice, spingendo con decisione il carrello carico delle nostre valige. «Due volte ho avuto un incidente e sono andata in coma. E due volte mi sono risvegliata. Per questo so di essere qui per qualcosa. Aiutare gli altri» mi dice, con il suo sorriso serio. E io lo so, che è vero. Con quel sorriso serio, le cose sono vere per forza. Sembra quasi risplendere quando la guardo di nuovo, o forse è il mio sguardo che splende, grazie al suo sorriso serio.
Ci sediamo tutte assieme, ognuna mette qualcosa in comune: la nonna Gerta già l’ho detto, Margarita pane e jamon serrano, io ho solo degli stupidi mandarini e metà baguette, perché ero troppo stanca e incasinata per pensare e comprare oculatamente, ecco. Così ora condivido la mia stupida frutta e pane, ma loro sembrano contente. Nonna Gerta sorride più che mai, buca il soffitto grigio metallo dell’aereoporto.
Perché i soffitti degli aereoporti sono così alti? Lasciano troppo spazio ai pensieri, come se già non fosse abbastanza prendere un aereo e volare.
Finalmente le domando che ci fa qui, col valigione, lei e i suoi capelli bianchi sul viso rosso. Gerta sorride a più non posso. «Sono venuta a suonare» mi dice «ora che ho la mia pensione da infermiera in Germania, sono venuta in Spagna per suonare.» La sua faccia sembra una mela lucida, la nonna degli gnomi. «Ma ora torno un po’ in Germania per stare col mio nipotino» dice, e strizza l’occhio «Ho tirato su mia figlia da sola. Sai, io sono stata una hippy» dice, e sorride, Margarita sorride, e sorrido anche io, senza rendermene conto.
Il cibo è finito e io devo andare al mio gate. Margarita mi abbraccia con la sua stretta forte e calorosa. «Hai un’amica in Spagna» mi dice «se hai bisogno di qualcosa, mi chiami e io arrivo.» E io lo so, che è vero.
Gerta mi dà due grossi baci sulle guance, da nonna contenta. «Sono stata felice di conoscerti» mi dice, e io lo so che è vero.
Ma perché le donne straordinarie sono sempre sole?

Margarita mi accompagna per un pezzo, fino al gate. Poi mi guarda e mi strizza l’occhio, come farebbe Gerta.
«Compartir es siempre mejor», dice.
E io lo so, che è vero.

Dalla raccolta immaginaria di racconti Luoghi.


rotonda del Triunfo
Granada, ottobre 2012










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